La pubblicità vuole migliorare le vendite di un prodotto. La salute delle persone, però, non è un bene di consumo, ma un valore da tutelare. In sanità il messaggio pubblicitario, senza filtri sulla eticità del contenuto e verifiche della oggettività scientifica, è pericoloso per la salute della collettività. La minaccia si concretizza quando la persona, persuasa dal messaggio, si convince di avere necessità di prestazioni inutili o dannose, cadendo dell’induzione di falsi bisogni o inseguendo obiettivi e percorsi di terapia incongrui e non validati scientificamente. Il risultato è quello di indurre i più vulnerabili a effettuare cure non per reale bisogno. Il fenomeno è acuito dalla rapidità che i nuovi media consentono nella diffusione di notizie, a volte parziali o purtroppo distorte ad arte. La maggior parte dei paesi, perciò, regolamenta questo tipo di pubblicità. Perché il fenomeno è grave, impatta sulla qualità delle cure, è percepito come “narrazione” della categoria e incide sulla popolazione. Non siamo contrari a una informazione che fornisca notizie sui vari aspetti (anche economici) del mondo della salute anche in maniera semplificata ma sempre corretta e veritiera. Ma il problema ha assunto dimensioni tali da richiedere un intervento attivo rivolto sia alla politica che al pubblico. Stanchi della deriva della professione e della mercificazione delle cure, i medici dentisti, coordinati in CAOc’è, hanno promosso una petizione per una informazione rispettosa dei diritti delle “persone”; e la risposta ricevuta è stata superiore alle attese, sia tra i professionisti sia tra i cittadini.
È una battaglia di civiltà che deve essere condivisa perché privilegia gli interessi della collettività e non quella di singoli operatori sanitari. – coordinatore di CAO c’è; presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Messina.
Giuseppe Renzo