Il ministro della Salute Giulia Grillo chiede di rivedere il numero programmato a Medicina. La Federazione degli Ordini per la prima volta apre. Ma a una condizione: risolvere in via prioritaria la questione della formazione post laurea, che vede 20 mila medici abilitati ma privi della chance di specializzarsi o formarsi in medicina generale e di entrare nel Servizio Sanitario Nazionale.
«Noi medici siamo i primi a volere più medici, e a volerli completamente formati e pronti a essere impiegati nel Ssn – afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – ma sarebbe da irresponsabili immettere migliaia di giovani nel sistema, farli studiare per sei anni con fatica e sacrifici e poi, una volta raggiunta la prima tappa con la laurea in dottore in medicina, fargli trovare la strada. Al Ministro Grillo e al Governo chiediamo una grande riforma per consentire ai futuri medici di formarsi (dal test d’ingresso fino al conseguimento del diploma di specialità, 9-11 anni) senza interruzioni, senza quel limbo che oggi fa fuggire all’estero i nostri ragazzi o li espone ad un periodo di sottoccupazione o di inattività. Nelle more di questa riforma, il Ministro intervenga da subito sulla formazione post laurea, aumentiamo le borse per le specializzazioni e i corsi in Medicina Generale, consentiamo, come propone l’Anaao, agli specializzandi dell’ultimo biennio di poter lavorare negli ospedali e, come sostiene la stessa on. Grillo, ai medici che hanno maturato un’adeguata esperienza nell’area dell’emergenza ed in possesso dei titoli di partecipare a un concorso straordinario, rivediamo le incompatibilità».
La priorità resta lo sbocco dei neolaureati nel Ssn anche per il segretario Anaao Assomed. Alla manifestazione Venezia in Salute Carlo Palermo riporta al ministro le nuove estrapolazioni del suo sindacato sull’imbuto formativo, proponendo una soluzione in cui siano le regioni a caricarsi parte della formazione oggi pagata dal Governo centrale, per avere specialisti formati in numero adeguato alle proprie esigenze. «I dati 2017 ci vedono come il servizio sanitario nazionale con i medici più vecchi, abbiamo superato Israele, il 53% hanno più di 55 anni, nei prossimi anni se ne andranno in pensione 6-7 mila l’anno, entro 5 anni saranno 35 mila, 45 mila se si aggiungono convenzionati e specialisti, chi chiede di liberalizzare l’ingresso a medicina dovrebbe sapere che le necessità non sono di laureare quanti più medici possibile – si laureano alla fine l’89% degli iscritti – ma di far sì che il gap tra 10 mila laureati e i 6900 ammessi a specialità e corso di medicina generale di quest’anno, circa 2 mila annui, sia recuperato nei prossimi anni». Palermo annuncia uno studio Anaao in cui si sottolinea che i medici abilitati ma rimasti nell’imbuto formativo e fuori da ogni possibilità di accesso nel Ssn sono 10 mila alla fine del biennio 2018-19 ma saliranno a 20 mila alla fine del biennio 2024-25. «L’unica risposta per non impoverire il servizio sanitario nazionale è incrementare il numero di contratti di formazione specialistica, facendo in modo anche di smaltire l’imbuto. Con 2 mila aspiranti mmg più 9 mila contratti specializzandi, avremmo 11 mila posti di formazione a fronte di 10 mila laureati. Si può risparmiare trasformando il contratto di specializzazione post-laurea in un contratto di formazione lavoro in ospedale con presenza di tutor riferito all’ultimo biennio di specializzazione o triennio, si recuperano 200 milioni necessari. Dove trovare le risorse? Le metterebbero le regioni che in questi anni (tra mancati rinnovi e risorse non rese disponibili per il contratto ndr) hanno risparmiato qualcosa come 9 mila stipendi di medici ospedalieri».
Fonte: Doctor33