I primi test sugli animali mostrano gli effetti positivi sulle articolazioni
Grazie a una somministrazione tramite minuscole nanoparticelle, i farmaci contro l’artrosi possono arrivare alle articolazioni infiammate e restarvi tutto il tempo necessario per avere effetto. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine e rappresenta, secondo i ricercatori, un importante passo in avanti verso terapie più efficaci. L’osteoartrite è una malattia in cui la cartilagine delle articolazioni degenera, causando dolore severo che rende difficile poter lavorare o svolgere attività quotidiane. Colpisce solo in Italia circa 4 milioni di persone e le terapie oggi disponibili sono in grado di gestire dolore e sintomi. Il nuovo trattamento cerca di consegnare un farmaco sperimentale, chiamato fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1), direttamente alla fonte della degenerazione, ovvero le cellule all’interno delle articolazioni chiamate condrociti, responsabili della produzione della cartilagine.
Per fare ciò, gli ingegneri del Massachusetts Institute of Technology (Mit), negli Usa, hanno ideato nanoparticelle a forma di sfera con strutture ramificate, chiamate dendrimeri, e in grado di legarsi alla cartilagine. Vi hanno quindi inserito l’Igf-1 e le hanno iniettate nelle articolazioni danneggiate. Dopo un paio di mesi hanno notato una riduzione dell’infiammazione articolare e con effetti terapeutici molto più duraturi degli attuali metodi di somministrazione. “Questa è una cosa difficile da fare: i farmaci in genere vengono eliminati prima che siano in grado di muoversi attraverso gran parte della cartilagine”, ha detto Brett Geiger, autore principale del documento.
Fonte: DottNet.it