«La libera professione intramuraria ha creato discriminazione tra i pazienti: se hanno le possibilità di accedere alle prestazioni intramoenia hanno le prestazioni subito, se non ce l’hanno aspettano. E’ un aspetto che il servizio sanitario non può tollerare.» Silvio Garattini spiega uno dei passaggi più arditi del documento scritto a quattro mani con Maurizio Bonati “Non mancano difetti da colmare nel Ssn”, dove si invita la parte pubblica a valorizzare l’attività di prevenzione del medico di famiglia e a fidelizzare gli ospedalieri per salvaguardare il servizio sanitario unico e universale. Questo in pieno dibattito sui fondi integrativi dove in parlamento, nelle commissioni, si scontrano sostenitori e detrattori. Ad esempio, per quanto riguarda il proliferare di prestazioni che già il Ssn offre, Massimo Piermattei (Fimiv) ha ricordato che in certi casi minore attesa vuol dire salvarsi la vita.
«I fondi integrativi li paga sempre lo stato», taglia corto Garattini, che pure in linea di massima è d’accordo con il ragionamento. «Attraverso le detrazioni a iscritti e datori di lavoro che iscrivono i lavoratori ai fondi, lo stato italiano copre anche quanto non passa come servizio sanitario. Penso all’omeopatia e ad altre prestazioni non basate su evidenze cliniche. Le mutue rischiano di avere successo e sarebbe la fine del Ssn equo, universale, gratuito. O lo vediamo così, del resto, o iniziamo a introdurre differenze che premiano chi ha, mettendo in attesa i meno abbienti. E per l’appunto, c’è di mezzo la vita. Certo, a volte il tema delle “file” è enfatizzato e in certe discipline le attese sono ragionevoli. Servirebbe una turnistica adeguata nell’uso delle grandi apparecchiature, ma mancano i medici. Però affrontiamo il tema delle carenze in una prospettiva di Ssn globale o affonderemo il dettato della costituzione sul diritto alla salute. In sostanza, urge motivare i medici, assumere, pagare meglio».
Sta dicendo di togliere il vincolo della spesa sanitaria al tetto del 2004 meno l’1,3%?
«Noi spendiamo meno degli altri paesi per sostenere la nostra sanità, ma i medici dipendenti Ssn sono pagati in media la metà rispetto a quelli di altri grandi paesi europei. Paghiamoli di più, in cambio loro non cerchino altre vie. Iniziamo dal ridurre il disagio negli ospedali: iniziative mirate potrebbero essere viste come gesti di buona volontà. E rivediamo i ruoli, molti compiti oggi svolti da medici potrebbero essere eseguiti da infermieri, ho appena letto uno studio internazionale che mette a confronto gli esiti sui pazienti diabetici del monitoraggio da parte di un “nurse” o di un medico: sono ormai sovrapponibili».
Ma così il medico non rischia di arretrare rispetto alle altre professioni sanitarie?
«Il medico va impegnato di più sui casi complicati. E dovrebbe fare ricerca: oggi quanti medici studiano nel Ssn? quanti hanno tempo e possibilità? Ma se non studi, come puoi dimostrare l’efficacia delle cure che eroghi? Si perdono milioni per fare cose sbagliate, come i 280 milioni di euro spesi ad erogare vitamina D anche se non ha gli effetti attesi sulla riduzione delle cadute e delle fratture».
Altra proposta dirompente: il ruolo unico medici di medicina generale pediatri. Significa poter seguire entrambe le carriere, come quando si parla di ruolo unico assistenza primaria-continuità assistenziale?
«Esatto. Ci vuole pure una omogeneizzazione dei contratti. E’ sbagliato che gli ospedalieri siano dipendenti e i territoriali convenzionati. Con la convenzione si entra in un circuito perverso, per ogni nuovo minimo compito il Ssn deve erogare in quota capitaria una somma in più».
Il mmg antieconomico? Il suo carico di lavoro, dicono le statistiche, è cresciuto.
«Sulla carta almeno, è anche diminuito il tempo passato fuori dallo studio ad assistere a domicilio. E’ vero che ho un concetto diverso di medico di famiglia: per me dovrebbe occuparsi molto più di prevenzione. Di tutto ciò che rende più affrontabili le malattie al loro verificarsi. Dovrebbe essere remunerato per quanti fumatori, alcolisti, assistiti sovrappeso ha aiutato a invertire la rotta. Ci sono sul territorio funzioni e potenzialità che il Servizio sanitario dovrebbe valorizzare».
Fonte: doctor33.it