Caro Norberto,
la domanda che tu poni, in fondo al tuo DiDomenica, è una domanda che si pone qualunque uomo che intraprenda un lavoro (mestiere, professione, impegno imprenditoriale e/o aziendale): “fino a che punto il mio comportamento budgest oriented (profitto) è perfettamente coerente con il comportamento (e lo spirito) etico? Etico, in questo caso, quale significante rispettoso delle necessità intrinseche del destinatario”?
Come dentista, iscritto ad un Ordine, per praticare una professione perfettamente delineata da un Codice Deontologico, non posso aver dubbi: devo rispettare il Codice e, per la precisione, in primis et ante omnia, il suo Articolo 20, che stabilisce quale mio scopo primario quello di realizzare con il paziente una “alleanza” che si concreta con lo strumento della “comunicazione quale tempo di cura”.
Una volta compreso questo inderogabile punto di riferimento, tutto il resto è chiarissimo: non si può concepire alcun comportamento che non rispetti questo Articolo 20…e se questo appaia semplice vuol dire che non si è compreso nulla della professione.
Dico questo perché impostare l’alleanza partendo dal concetto di comunicazione-come-cura significa una tal massa di doveri entro i quali il “budget oriented” è veramente il fanalino di coda; meglio: il profitto è la certissima conseguenza logica dell’etica, mentre anteponendolo ad essa ecco che l’etica diviene un traguardo difficilissimo, se non impossibile, da raggiungere.
Come testimonianza personale, infine, ecco perché tutti i miei corsi partono mettendo in doveroso secondo piano il marketing, il bilancio, il “rendiconto” economico di qualunque studio dentistico, sia esso mono-, poli-, pluri- professionale.. avanti avanti fino al “centro” dentale.
Così facendo si mette il carro davanti ai buoi… e tanti saluti all’etica.
Prof. Calo Guastamachia
Fonte: www.odontoiatria33.it