L’improvviso precipitare dell’ emergenza pandemica , oltre a causare nuove limitazioni alla normale vita
della popolazione e gravi conseguenze economiche , ha gravi ripercussioni anche sul funzionamento degli
ordini territoriali.
Questo è un aspetto che sicuramente ai più appare secondario. Non altrettanto a chi, completato il ciclo di
studi, sta chiedendo di essere iscritto all’Ordine per poter esercitare.
Infatti, quando è avviato il processo elettorale non è possibile intervenire con nuove iscrizioni o
cancellazioni, e l’attività dell’Ordine è limitata ad aspetti puramente amministrativi. Non è necessario
spiegare perché queste operazioni sono vietate.
In tempi normali ogni Ordine era tenuto a votare per il proprio rinnovo nel quarto trimestre precedente alla
fine del proprio mandato, cioè in questo periodo. Le procedure ed i quorum previsti portavano
naturalmente a programmare le convocazioni in modo tale di poter espletare in tempi brevi le procedure
elettorali. Ora, il processo è bloccato in tutti gli Ordini dove non si è ancora votato, e in particolare per
quelli delle zone rosse. In un momento in cui i medici scarseggiano, e si fanno appelli a reclutare anche i
pensionati o alle ONG perché inviino personale sanitario.
Gli Ordini coinvolti quindi non possono iscrivere nuovi medici, altri Ordini non possono accettarli ( in
quanto i requisiti prevedono o domicilio o attività professionale nella circoscrizione a cui si fa domanda di
iscrizione), la possibilità di completare il processo elettorale dipende dai DPCM.
Questo ingorgo,prevedibile, è anche colpa di chi non ha voluto inserire nelle procedure elettorali la
possibilità di votare telematicamente ( come era previsto dalla legge Lorenzin) per qualche proprio calcolo
e adesso affida alla sensibilità del Ministro la possibilità di rimediare; è anche colpa di chi, nei tre anni che
ha avuto a disposizione, non ha spinto affinchè i decreti attuativi della stessa legge fossero approvati; ma
cosa ancor più grave , la stessa emergenza è in parte figlia dell’irrilevanza politica degli Ordini stessi che
avrebbero un potere ben più grande se quanto contenuto nella legge fosse stato attuato e non fosse
rimasto, forse volutamente, lettera morta. In parte è figlia di un’Istituzione da troppo tempo ostaggio dei
sindacati e prona alla politica, che ha dimenticato che la sua principale ragion d’essere è la salvaguardia
della salute della popolazione, e non la distribuzione di cariche. Non si contano gli appelli, i documenti, le
iniziative che in questi mesi sono stati prodotti dalla periferia. Ma è costante anche la considerazione che
tutto ciò non produca nessun effetto rilevante e resti inascoltato ,nello sconforto di chi tutti i giorni in
prima linea si confronta con scelte assurde. Fino a far dire ad un Presidente di Regione di utilizzare i
veterinari per attività di screening ( magari con convinzione, sono anche loro medici…) o ad unità di crisi di
proporre di usare i medici per compiti infermieristici. Nel silenzio assordante di chi avrebbe potuto ,
impegnandosi, impedire anche il solo pensarlo.
Quando l’emergenza sarà finita, la Professione medica e odontoiatrica su questo dovrà fare delle
riflessioni. Diversamente sarà meglio che taccia per sempre, perché complice.
Gian Paolo Damilano, Presidente Cao Cuneo