Il colosso punito per la pubblicità ingannevole che fa credere ai consumatori di ottenere risultati contro l’ingiallimento dei denti in tre settimane di utilizzo
MILANO – Può un dentifricio che ha “l’ingrediente sbiancante usato dai dentisti” dare “denti più bianchi in cinque giorni” e in sole tre settimane di applicazione secondo le “istruzioni” della casa produttrice e far indietreggiare il giallo che avanza sui nostri denti? L’Antitrust non ci crede e così stacca una multa da mezzo milione di euro alla Colgate Palmolive, 290 milioni di fatturato in Italia, definendo la sua pubblicità “ingannevole”.
L’Autorità, che si è mossa dopo una segnalazione di Altroconsumo, scrive nel bollettino settimanale che “le comunicazioni commerciali diffuse attraverso Internet, confezione e spot televisivi, aventi ad oggetto le vantate caratteristiche sbiancanti del dentifricio Expert White, secondo le quali esso avrebbe un’azione differente rispetto alla maggior parte dei dentifrici in quanto, grazie all’utilizzo di un ingrediente sbiancante usato nei trattamenti professionali, avrebbe la capacità di rimuovere le macchie in profondità e fare regredire anni di ingiallimento dei denti, appaiono fuorvianti e ingannevoli, sia per il mancato assolvimento dell’onere della prova, sia sulla base delle evidenze in senso contrario acquisite in atti”.
L’Autorità spiega che l’azienda “nell’assolvimento dell’onere della prova ad esso attribuito sull’esattezza dei dati di fatto connessi alla pratica commerciale contestata – ha prodotto documentazione inidonea a dimostrare l’esattezza dei claim presenti nei messaggi, in particolare con riguardo alle vantate caratteristiche di efficacia del dentifricio Expert White che sarebbe in grado di “rimuovere le macchie in profondità” e fare “regredire anni di ingiallimento dei denti””. Di fatto, lo studio scientifico cui si fa riferimento per sostenere la tesi dello sbiancamento secondo l’Authority in realtà non dà né indicazioni su quanto tempo serva per ottenere i benefici, né fa riferimento allo sbiancamento ‘in profondità’ dei denti, quanto piutosto si limita ad agire sulle “macchie estrinseche”.
In conclusione, secondo l’Antitrust i “contenuti pubblicitari censurati, da un lato, recano informazioni non veritiere e, dall’altro, sono carenti di informazioni indispensabili per una scelta consapevole, con la conseguente impossibilità, per il consumatore, di percepire in modo chiaro le caratteristiche in termini di assimilabilità dell’efficacia sbiancante di un trattamento professionale all’utilizzo del dentifricio e di adottare, di conseguenza una decisione commerciale consapevole”.
Fonte: www.repubblica.it