Dentisti che diventano commercianti. Altri che vendono una pulizia dentale o un impianto come fossero elettrodomestici. Altri ancora che pubblicizzano la loro attività professionale come fosse un negozio…
Oggi si assiste ad una crisi dei concetti legati all’originale “giuramento di Ippocrate“. Addirittura di è ritenuto di modificarlo, perché – in pratica – troppo rigido e perché conteneva dichiaratamente sia la rinunzia a qualunque pratica abortiva (o anche semplici aiuti, come i consigli in proposito), sia – implicitamente – nella dichiarazione, il ripudio dell’eutanasia. Il medico per Ippocrate deve assolutamente mirare solo a salvare la vita e non a procurare la morte. Sembra fin troppo logico, ma… Comunque, una massima fondamentale è: “primum lenire dolorem”. Siamo alla cura del dolore oggi tanto sentita…
Una dura presa di posizione quella che emerge dalla petizione dell’associazione “Cao c’è“, che riunisce presidenti di albo dei dentisti da tutta Italia, pronti ad appellarsi al neo ministro della Salute Giulia Grillo per ritornare alla precedente normativa. Oggi infatti è previsto solo un controllo ex post sui messaggi pubblicitari in odontoiatria, e in generale nella sanità, sia per le prestazioni individuali che per quelle associative o societarie. E da qui il fioccare in questi anni di spot di ogni tipo, anche molto noti e con l’ausilio di testimonial famosi, con grande investimento di mezzi e visibilità mediatica: una mercificazione che non deve trovare giustificazione nella legislazione, che impoverisce eticamente i medici .”Non bisogna trasformare i pazienti in clienti“, scrive Cao c’è.
Visite gratuite proposte per “piani di cure e preventivi”, terapie offerte via mail senza aver mai visto il paziente, attività che a volte addirittura viene svolta da figure non legittimate all’esercizio della professione odontoiatrica.
Si auspica un ritorno al controllo preventivo (previsto dalla legge n.175/92, in parte vigente) esercitato dall’Ordine professionale di competenza: al contrario, oggi la cosiddetta legge Bersani 248del 2006 e il d.p.r. 137 del 2012 dettano semplicemente alcune regole e parametri cui attenersi (criteri di veridicità e trasparenza, funzionalità, non equivocità, non ingannevolezza o denigratorietà), oggi applicati secondo il decreto sulla libera concorrenza 124 del 2017 anche a società commerciali.
Ed ecco che si può intervenire solo a posteriori e, spesso, passa molto tempo e il diritto alla salute del cittadino è già compromesso, praticamente quando il danno è fatto e non più riparabile:emblematico un caso in cui l’AGCOM (Autorità delle garanzie per la comunicazione, ndr) è intervenuta addirittura dopo sette anni, contro la pubblicizzazione della terapia del cancro con il bicarbonato.
Il governo spagnolo, dal canto suo, ha approvato una normativa per vietare offerte e tariffe scontate: è ora che anche l’Italia faccia un passo in avanti, anzi paradossalmente indietro… alla vecchia legge, il cui chiaro principio ispiratore è la tutela della salute dei nostri cittadini.
Il CAO ha pertanto inviato al ministro alla salute Giulia Grillo una petizione in cui si chiede un ritorno alla normativa che prevedeva l’autorizzazione preventiva per i messaggi commerciali in materia di sanità e non già una semplice …verifica a posteriori.
Fonte: palermoparla.news